Deminutio Capitis
L’impero si trasforma ma non crolla.
Per chi non lo sapesse, la “Deminutio Capitis” è la ragione per cui OGGI i nostri nomi vengono scritti con grafie differenti sui vari documenti ufficiali che vengono prodotti dalla pubblica amministrazione. Ovvero, è quel costume che risale al diritto romano ed indicava su atti ufficiali lo status di un individuo.
Prima di definire le varie classificazioni di “Deminutio Capitis”, devo però stabilire anche il concetto di “Soggetto Giuridico” del tempo.
Per essere un soggetto giuridico a tutti gli effetti in epoca romana, si doveva appartenere a tre “Status”: “Status Libertatis” (degli uomini liberi), “Status Civitatis” (della comunità cittadina), e “Status Familiae” (della comunità familiare).
Quindi una persona, per essere un soggetto giuridico doveva essere “libera”, avere la “cittadinanza romana”, ed essere “capo famiglia”.
Il nome di ogni individuo veniva quindi annotato nei registri dell’impero con una grafia differente a seconda dello status di appartenenza.
La deminutio capitis è quindi una figura giuridica che risale al diritto romano e che consisteva nella perdita di uno o più elementi della personalità giuridica di un individuo.
In particolare, la deminutio capitis si manifestava in tre forme: la deminutio capitis maxima, la deminutio capitis media e la deminutio capitis minima.
Vediamo ora le grafie utilizzate per registrare i nomi e cognomi degli individui.
DEMINUTIO CAPITIS MAXIMA: MARIO ROSSI
La deminutio capitis maxima comportava la perdita della libertà, della cittadinanza e della famiglia. Questo tipo di deminutio si verificava, ad esempio, quando un individuo veniva condannato alla schiavitù, quando perdeva la cittadinanza romana o quando veniva esiliato dalla città.
DEMINUTIO CAPITIS MEDIA: Mario ROSSI
La deminutio capitis media, invece, comportava la perdita della cittadinanza e della famiglia, ma non della libertà. Questo tipo di deminutio si verificava, ad esempio, quando un individuo perdeva la cittadinanza romana senza essere esiliato o quando veniva adottato da una nuova famiglia.
DEMINUTIO CAPITIS MINIMA: Mario Rossi
Infine, la deminutio capitis minima comportava la perdita solo della famiglia, ad esempio quando un individuo perdeva il diritto di ereditare dai propri genitori.
La deminutio capitis aveva conseguenze molto gravi per l’individuo interessato, poiché comportava la perdita di alcuni dei suoi diritti fondamentali. Tuttavia, questa figura giuridica era considerata necessaria per garantire l’ordine sociale e la stabilità della comunità.
DEMINUTIO CAPITIS NELL’ATTUALE SISTEMA LEGISLATIVO
Oggi la deminutio capitis, apparentemente non ha più alcuna rilevanza giuridica, ma la sua impronta è ancora presente nella terminologia giuridica e nella cultura giuridica. In particolare, la deminutio capitis è spesso citata come esempio di come il diritto romano abbia influenzato il diritto moderno e come alcune delle sue figure giuridiche siano ancora presenti nella nostra legislazione.
Da ciò si può dedurre che il modo di indicare il nome, nella Capitis Deminutio Maxima, viene tutt’ora utilizzato in documenti ufficiali del governo, per scrivere i nostri nomi (ad esempio in carte d’identità, documenti anagrafici, passaporti, patente, etc.).
Questo sta ad indicare come se noi avessimo effettivamente ceduto la nostra libertà e cittadinanza alla “Corporazione Italia” dalla nascita.
Mentre ci è stato insegnato firmarci nella maniera della “Capitis Deminutio Minima”, che sta ad indicare di essere si cittadini, ma comunque non del tutto liberi da forme di schiavitù.
Tutt’oggi possiamo trovare fondamento di queste definizioni applicate alla nostra legge, nelle leggi amministrative e marittime internazionali, che sono le stesse in tutto il mondo.
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